Something went wrong.

We've been notified of this error.

Need help? Check out our Help Centre.

Altemberg

E’ l’alba di un inverno, a San Gottardo
e un quarto di luna è scomparso un minuto prima
della consapevolezza dello sguardo, dove
la cresta del Kaval incorpora la necessità
dei boschi e un capriolo col cuore scoppiato,
da tanto è stanco di scappare. La breve linea
che separa la solitudine per scelta
dalla solitudine per destino, a causa della struttura
delle partenze, della vita qualunque
delle comete e dell’anima dei sassi,
definisce questo paesaggio metafisico.
Anche la moka Bialetti, rossa, emette un suono
lineare sul fornello da campo, e si spegne nel vento
freddo che commuove i romantici,
mentre ogni insetto del mondo scava nell’orbita
d’un cranio d’animale. E’ l’alba, sempre,
l’alba terribile dell’Altemberg, come labbra
silenziose e come ruscelli di silenzio
che non sanno indicare il vento.
“Stormire” e “immensità” assumono la conicità
d’ogni burrone riempito
dal crollo della neve, e il mio respiro non è migliore
della rabbia della ginestra. Mi pare che “l’ermo colle”
sia cauterizzato dal sorgere
di una marea pallida. E mi sento nella poesia antica,
o a bordo della Santa Reparata, ad abbordare il mare dell’universo,
e col tono di un ramo spezzato
rimpiangere la notte,
e ogni separazione delle stelle. 


Using Format