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Al modo della nona bolgia…

l’addetta con una mano apriva meticolosamente confezioni
di prosciutto cotto, con l’altra teneva aperto 
un sacco nero della spazzatura e i suoi occhi azzurri incuranti
del nero 
guardavano vuote
le luci della sera 
di un supermercato
sovrastimato per dimensioni. Alla chiusura
l’accumulo notturno di quei sacchi
pieni di sushi e prosciutto scaduto,
sembrò lo stomaco
della notte, 
nero su nero, 
cicatrice
di un infinito 
lutto, e non c’è Salamov 
a dipingerlo peggio
né Gaudenzio Ferrari per la speranza.

E un quarto d’ora prima, nel reparto accanto,
ho guardato un ragazzo che mangiava mele
e sputava i semi di nascosto 
nell’angolo dei detersivi 
per paura di ingoiarli troppo velocemente
o dell’amaro,
ma l’hanno visto e denunciato sui due piedi,
e due guardie l’hanno spostato a forza 
dietro l’ingresso, 
dove s’è rannicchiato stanco
in un mucchio di sacchi neri.


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